COME MAI SEI ENTRATO QUI SENZA L’ABITO NUZIALE?

 

Il grande dramma – si dovrebbe parlare oggi di vera tragedia cristiana – che oggi sta logorando la Chiesa è quella confusione che serpeggia – creata con arte e scienza diabolica da alcuni e da molti altri subita per spirito di semplicioneria e dabbenaggine o per totale carenza scientifica e teologica, filosofica e morale, antropologica e spirituale – e che vuole che il discepolo di Gesù viva nella Chiesa senza indossare l’abito del Vangelo, della verità, della luce, secondo la sana dottrina che è proprio della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. Lasciare che questa confusione governi ogni cuore e ogni mente, è esporre la Chiesa a totale annientamento. La sua missione non ha più alcun senso. Il suo esistere sulla terra è inutile. Se l’abito del Vangelo è uguale ad ogni altro abito, se la Parola di Cristo è uguale ad ogni altra parola, se l’Eucaristia è uguale ad ogni altro pezzo di pane, se il battesimo è uguale ad ogni altra ritualità religiosa, se il sacerdozio ministeriale è uguale in tutto al sacerdozio battesimale, è evidente che qualcosa non funziona più nella Chiesa. O chi trasmette la Parola non ritiene più fare differenza tra la sua Parola e la parola di ogni altro uomo, oppure si deve pensare che chi recepisce la Parola, diabolicamente la trasforma per un suo vantaggio personale, per apparire persona moderna, aperta al mondo, libera nei pensieri e nelle idee, favorevole a qualsiasi dottrina, senza dare ad essa nessuna connotazione morale. In verità i tempi non sono per nulla buoni.

Sappiamo che il Signore veglia sulla sua Parola. Spesso però non interviene perché vuole vedere fino a che punto gli uomini sono capaci di tradire, travisare, rinnegare, modificare, trasformare la sua Divina Parola, la sola che è vita eterna per noi. Al servo non viene impedito di entrare nella sala del banchetto. Lo si lascia entrare. I servi non fanno alcuna differenza tra chi indossa l’abito nuziale e chi non lo indossa. Entra nella sala del banchetto il Padre dello Spirito. Vede che uno dei servi non ha onorato lo sposo e lo caccia via dalla sala. Questo è un severo monito per noi. Sulla terra possiamo dire e fare ciò che vogliamo. Quando entreremo nell’eternità, allora lì il Signore non permetterà che nessuno senza abito nuziale entri nella sala del banchetto eterno. L’abito nuziale da indossare è il Vangelo in ogni sua Parola, in ogni sua verità. Ricevere un sacramento non ci apre le porte del regno eterno di Dio. Ricevere un sacramento è sempre finalizzato a che noi possiamo indossare l’abito del Vangelo secondo pienezza di verità, vivendo in esso e per esso per tutti i giorni della nostra vita. Costruire una fede cristiana e per di più cattolica, disinteressandosi dell’abito evangelico da indossare, favorire l’accesso ai sacramenti, come pura ritualità “pagana” misconoscendo il fine di ciascuno di essi, è solo sviamento dalla verità, apertura delle porte per noi della perdizione.

Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Ognuno può credere o non credere in ciò che legge. Mai però potrà asserire che il Vangelo pensi o dica cose differenti da quelle scritte in esso. Ognuno può anche proclamare la sua religione, ne può anche fondare o creare una al giorno, purché si assuma la responsabilità si predicarla nel suo nome. Non è lecito a nessuno, perché grave peccato di falsità, menzogna, ingiuria a Cristo Gesù e al Padre suo, sostenere che nessuno sarà escluso dal regno eterno di Dio, perché l’inferno non esiste. Vi fosse anche un piccolissimo segno – non una parola – sul quale poggiare o fondare questo pensiero, sarebbe giù una ipotesi da considerare. Ma nella Scrittura non vi è neanche una sola virgola, un solo punto, che apre verso questa direzione e cioè della non esistenza dell’espulsione dal regno eterno di Dio. È questo oggi il vero dramma – meglio dire tragedia – della Chiesa: essa stessa si sta dichiarando inutile, vana in ordine alla conoscenza della verità. Essa stessa sta consolidando il principio dell’uguaglianza di ogni religione, ogni ritualità, ogni parola, ogni modalità di essere. Fare una qualche distinzione tra Chiesa Apostolica e Chiesa non Apostolica per essa stessa non ha più alcun significato. Questa non distinzione porta ad un’altra non distinzione: tra pane consacrato e pane non consacrato, tra sacerdozio ordinato e sacerdozio non ordinato. Neanche più il Crocifisso fa più distinzione. Oggi ogni cosa è uguale ad ogni altra cosa. Uguaglianza universale in ogni cosa.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che la Chiesa superi questo momento tragico per la sua vita.